giovedì 10 luglio 2025

 Appunti di artista per: Antinoo e l'Imperatore Adriano (Roma, anno 123)



Lui è Antinoo. Nasce a Claudiopoli il 27 novembre 110. I suoi genitori sono proprietari terrieri e lo educano allo studio. E’ un ragazzo intelligente, sa leggere e scrivere, ama la poesia e conosce a memoria i versi di Omero. Ha tredici anni ed è bellissimo: sotto un casco di riccioli scuri e spettinati, le sopracciglia sembrano disegnate col carbone, gli occhi sono dolci e la piccola ma carnosa bocca pare imbronciata anche quando sorride. In città, non passa inosservata la sua spiccata sensualità e l’aspetto femmineo ma lui risponde agli sguardi abbassando il capo, timido. Oggi è un giorno speciale: arriverà in visita uno straniero importante di cui parlano tutti e la sua curiosità lo porta sulla strada che accoglierà il grande politico di Roma. Eccolo, quell’uomo severo che incute rispetto: un combattente affascinante, con la fierezza dell’esperienza: ha una barba folta fuori moda e malgrado ciò si notano le guance tonde. Basta un attimo perché si incrocino i loro sguardi e ne nasca un’intesa. Antinoo è felice. Sarà ospite per tutto il tempo che vorrà nella villa del magnate, a Tivoli; potrà studiare e dedicarsi alla letteratura, all’arte e alla caccia e avrà l’onore di poter chiamare per nome quel signore: Adriano. Si separano per due anni: l’uno cresce nel corpo, ma anche nell’educazione, l’altro prosegue i viaggi di lavoro. Al rientro a casa, il matrimonio di Adriano è ormai naufragato; la moglie Vibia Sabina è stanca di quella vita coniugale piena di assenze e di tradimenti ma rimangono ugualmente a vivere sotto lo stesso tetto, nel rispetto del ruolo e di loro stessi. Antinoo lo ha atteso, lo sostiene ed è al suo fianco, anche quando prende decisioni criticabili nei confronti della comunità ebraica. E’ con lui quando depotenzia parte della legione al confine, quando ispeziona la provincia d’Africa, quando partecipa all’addestramento delle truppe. E c’è per parlare di filosofia guardando le stelle e per stendersi accanto a lui. “Vado in Grecia, al festival dei riti eleusini: vieni con me?”. Il viaggio è lungo ma le giornate insieme sono preziose, come i loro abbracci. Nelle notti fredde di febbraio il cielo è terso e le costellazioni appaiono basse verso occidente. Insieme cercano la stella Polare sulla linea del Grande Carro o indicano, a turno, Castore e Polluce. Giunti ad Atene bevono l’acqua che li fa assopire (la birra), mangiano focacce al sesamo e poi si purificano nel torrente Ilisso. Seguono altri giorni e altri riti al tempio, e ancora, danze alla luce delle fiaccole. Durante il rientro a Roma li accompagna la luna piena. Passano gli anni e aumentano i pettegolezzi, ma il loro legame rimane saldo, nonostante la saltuaria comparsa di altri ragazzi nella vita di Adriano. Ma giunge il mese di ottobre dell’anno 130. Lasciata Alessandria d’Egitto, i due, seguiti sulla flottiglia dalla scorta, proseguono per Menfi, sulla sponda destra del Nilo. D’improvviso la disgrazia: Antinoo è risucchiato dall’acqua, in circostanze misteriose. Si considerano tutte le ipotesi ma sia il suicidio, sia l’omicidio per gelosia, sia l’annegamento accidentale, rimangono al vaglio. Non si saprà mai la verità. Adriano è preda della disperazione; non dorme, sta male e si sente solo al mondo, per la prima volta. Finché una sera una stella cadente attraversa il cielo e si fa largo in lui il pensiero di donare l’eternità all’adorato giovane. Utilizza ogni sua possibilità: dissemina la villa di statue scolpite a sua immagine, fa coniare monete col suo profilo, consacra il fior di loto rosso col suo nome e istituisce un giorno di festa nella ricorrenza della data di nascita. E per ricordarlo nei millenni a venire, col desiderio che anche le loro conversazioni notturne tra cieli stellati non si perdano nell’oscurità, gli intitola la costellazione di “Antinous”. Così agisce l’Imperatore Adriano.

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