martedì 5 agosto 2025

 




Appunti di artista per: "Bal au Moulin de la Galette" - Pierre-August Renoir (1876)




Il pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir ha saputo ricreare nel "Bal au moulin de la Galette"( un vecchio mulino),  il clima di allegria della Belle Epoque che si viveva nel locale da ballo in voga tra i giovani, sulle colline di Montmartre, a Parigi. Per dipingere con realismo il quadro, pur non senza qualche problema di spostamento tela/cavalletto/colori, l'artista organizzava le sue sedute "en plein air" pur di cogliere appieno quella atmosfera di festa che originava il ballo. Molte figure popolano la tela: in primo piano osserviamo due ragazze in morbidi abiti che conversano con un giovane, mentre sulla destra, al tavolo, due amici li osservano; in secondo piano la scena descrive il vero momento delle danze, mirabilmente ricreato. Sotto lampadari tondeggianti e la penombra delle piante, si abbracciano, roteando nella musica, numerose dame coi rispettivi cavalieri, sfoggiando gli abiti della festa e indossando cappelli di ogni foggia. Lo spettatore ha la sensazione di trovarsi in quel luogo lontano nel tempo, tra le risate e la musica delle fisarmoniche, inebriato dal profumo delle frittelle (galette) e sedotto dal piacere dello stringersi in un ballo, magico e trascinante. Venticinque centesimi di franco era il costo di quella giornata festosa. E lo stipendio mensile di un impiegato era di 125 franchi...

giovedì 10 luglio 2025

 Appunti di artista per: Antinoo e l'Imperatore Adriano (Roma, anno 123)



Lui è Antinoo. Nasce a Claudiopoli il 27 novembre 110. I suoi genitori sono proprietari terrieri e lo educano allo studio. E’ un ragazzo intelligente, sa leggere e scrivere, ama la poesia e conosce a memoria i versi di Omero. Ha tredici anni ed è bellissimo: sotto un casco di riccioli scuri e spettinati, le sopracciglia sembrano disegnate col carbone, gli occhi sono dolci e la piccola ma carnosa bocca pare imbronciata anche quando sorride. In città, non passa inosservata la sua spiccata sensualità e l’aspetto femmineo ma lui risponde agli sguardi abbassando il capo, timido. Oggi è un giorno speciale: arriverà in visita uno straniero importante di cui parlano tutti e la sua curiosità lo porta sulla strada che accoglierà il grande politico di Roma. Eccolo, quell’uomo severo che incute rispetto: un combattente affascinante, con la fierezza dell’esperienza: ha una barba folta fuori moda e malgrado ciò si notano le guance tonde. Basta un attimo perché si incrocino i loro sguardi e ne nasca un’intesa. Antinoo è felice. Sarà ospite per tutto il tempo che vorrà nella villa del magnate, a Tivoli; potrà studiare e dedicarsi alla letteratura, all’arte e alla caccia e avrà l’onore di poter chiamare per nome quel signore: Adriano. Si separano per due anni: l’uno cresce nel corpo, ma anche nell’educazione, l’altro prosegue i viaggi di lavoro. Al rientro a casa, il matrimonio di Adriano è ormai naufragato; la moglie Vibia Sabina è stanca di quella vita coniugale piena di assenze e di tradimenti ma rimangono ugualmente a vivere sotto lo stesso tetto, nel rispetto del ruolo e di loro stessi. Antinoo lo ha atteso, lo sostiene ed è al suo fianco, anche quando prende decisioni criticabili nei confronti della comunità ebraica. E’ con lui quando depotenzia parte della legione al confine, quando ispeziona la provincia d’Africa, quando partecipa all’addestramento delle truppe. E c’è per parlare di filosofia guardando le stelle e per stendersi accanto a lui. “Vado in Grecia, al festival dei riti eleusini: vieni con me?”. Il viaggio è lungo ma le giornate insieme sono preziose, come i loro abbracci. Nelle notti fredde di febbraio il cielo è terso e le costellazioni appaiono basse verso occidente. Insieme cercano la stella Polare sulla linea del Grande Carro o indicano, a turno, Castore e Polluce. Giunti ad Atene bevono l’acqua che li fa assopire (la birra), mangiano focacce al sesamo e poi si purificano nel torrente Ilisso. Seguono altri giorni e altri riti al tempio, e ancora, danze alla luce delle fiaccole. Durante il rientro a Roma li accompagna la luna piena. Passano gli anni e aumentano i pettegolezzi, ma il loro legame rimane saldo, nonostante la saltuaria comparsa di altri ragazzi nella vita di Adriano. Ma giunge il mese di ottobre dell’anno 130. Lasciata Alessandria d’Egitto, i due, seguiti sulla flottiglia dalla scorta, proseguono per Menfi, sulla sponda destra del Nilo. D’improvviso la disgrazia: Antinoo è risucchiato dall’acqua, in circostanze misteriose. Si considerano tutte le ipotesi ma sia il suicidio, sia l’omicidio per gelosia, sia l’annegamento accidentale, rimangono al vaglio. Non si saprà mai la verità. Adriano è preda della disperazione; non dorme, sta male e si sente solo al mondo, per la prima volta. Finché una sera una stella cadente attraversa il cielo e si fa largo in lui il pensiero di donare l’eternità all’adorato giovane. Utilizza ogni sua possibilità: dissemina la villa di statue scolpite a sua immagine, fa coniare monete col suo profilo, consacra il fior di loto rosso col suo nome e istituisce un giorno di festa nella ricorrenza della data di nascita. E per ricordarlo nei millenni a venire, col desiderio che anche le loro conversazioni notturne tra cieli stellati non si perdano nell’oscurità, gli intitola la costellazione di “Antinous”. Così agisce l’Imperatore Adriano.

giovedì 3 luglio 2025

            Appunti di artista per: "Primavera" - Sandro Botticelli (1482)


L'aura misteriosa che avvolge la "Primavera" del Botticelli è ancor oggi fonte di ipotesi sul suo significato intrinseco, a differenza della sua lettura, che fu già chiara al Vasari. Questa imponente tempera su tavola descrive nove figure mitologiche, di cui le due maschili ai lati, collocate in semi-cerchio in un piccolo bosco di aranci senza luce, e va letta da destra a sinistra. Zefiro, il vento di nord ovest, rapisce per amore la ninfa Cloris, e il fiore che nasce dalla sua bocca ne descrive la trasformazione in Flora - la Primavera - che sparge i fiori adagiati sul suo grembo. Al centro vediamo Venere, la Dea dell'amore, sul cui capo vola il figlio Cupido bendato, intento a scoccare i dardi infuocati per far innamorare gli uomini. Seguono, poi, le tre Grazie - dee della bellezza - e da ultimo vediamo Mercurio, intento a scacciare le nubi con un bastone, per preservare l'incanto del giardino primaverile. Le pose delle figure sono sinuose e slanciate e i loro piedi graziosi si protendono, quasi a non calpestare il rigoglioso  tappeto  sottostante; il segno è tracciato con accuratezza nei minimi dettagli e la descrizione pittorica delle circa duecento piante e fiori offre la possibilità di una loro identificazione, quasi totale. Venere, pur collocata dietro la linea immaginaria del primo piano, resta la figura centrale dell'opera, circondata da una visibile cupola di foglie che ne chiude l'immagine ad icona. La Primavera è la mirabile descrizione dell'amore che genera la vita.

lunedì 23 giugno 2025





Appunti di artista per "Il falso specchio" - René Magritte (1928)


Il pittore René Magritte, esponente del surrealismo belga, ci offre una libera interpretazione della tela "Il falso specchio", ubicata al MoMa di New York. Questo grande occhio presenta i contorni anatomici reali con l'epidermide, le palpebre, la caruncola, la sclera e persino qualche ciglia. L'iride è però un cielo azzurro con le nuvole e la pupilla è un sole nero: stiamo guardando l'anima pura di chi si pone di fronte a noi o, come sotto la cupola del Pantheon, siamo noi alla ricerca della luce in uno spazio oscuro? E ancora, il sole è nero, ed è esattamente il punto centrale dell'attenzione dello spettatore: perché Magritte ci induce ad osservare il nero/non colore? Però il titolo dell'opera ci suggerisce che il falso specchio non offre riflesso: quindi, ciò che stiamo vedendo è la proiezione di ciò che si trova dentro noi, luce e buio, interiorità e esteriorità. Mi piace pensare che questa opera, icona del surrealismo e aderente a quel pensiero d'avanguardia che si ispira all'inconscio dell'uomo, inviti ogni spettatore a porsi domande. E voi, cosa ci vedete?

mercoledì 18 giugno 2025


        Appunti di artista per: "Due uomini che ridono" - Hans von Aachen (1574)



 

Il pittore del manierismo tedesco Hans von Aachen era conosciuto fra le corti e l’aristocrazia per la sua abilità nei ritratti e nelle raffigurazioni di nudo. Durante i suoi soggiorni in Italia anche la Famiglia dei Medici ne richiese l’opera, mentre l’Imperatore Rodolfo II lo nominò pittore ufficiale alla corte di Praga. Il suo stile si ispirava ai nostri grandi maestri Tiziano, Tintoretto e il Veronese e trasse insegnamenti da Michelangelo: da loro assimilò l’esecuzione degli incarnati e la precisione dei merletti e dei gioielli, così da rendere perfette e accurate le sue composizioni. Nel quadro “Due uomini che ridono” due persone in primo piano si lasciano andare ad una risata, mostrando le malconce dentature, e il loro atteggiamento di confidenza ci suggerisce uno stretto rapporto; anche la mano dell’uno, mentre accarezza il lobo e il colletto dell’altro, evidenzia il giocoso contatto. Si somigliano, le due persone: stessi capelli arruffati, sguardo vispo e curioso, naso a "patata", guance paffute: sembrano gemelli, o forse sono padre e figlio... Ma è il loro sguardo diretto, con l'osservatore, a farci domandare: siamo forse noi i soggetti di una burla ad opera del pittore? Ebbene sì, senza saperlo, stiamo guardando un autoritratto, in due differenti pose. E ora ne possiamo ridere con lui.  

venerdì 13 giugno 2025



                          Appunti di artista per: "La vie"' - Picasso (1903)

In una fase della sua vita, Picasso dipingeva essenzialmente nei toni monocromatici del blu; quel colore rappresentava la sacralità della vita, ma anche la sofferenza, la miseria e la crudeltà di essa stessa. E nel suo meraviglioso quadro "La vita - La vie" mostra tutto il suo tormento: in un lato vi è una donna anziana che sorregge un neonato, proteggendolo con un mantello nel suo abbraccio, nell'altro, una giovanetta e un ragazzo, la guardano. E sullo sfondo due immagini, come dipinte su tavole: sono sagome di persone, appena abbozzate dai pennelli, poco importa l'identificazione immediata del loro sesso: sono disperate, raggomitolate su loro stesse, sole nell'angoscia. Dominante è la sensazione della solitudine, nel ciclo della vita di ognuno. E' la mia interpretazione, una delle molte che intorno a questo suggestivo quadro si sono esposte che, per contro, Picasso definiva "orrendo".  Qualcuno ci ha visto la cacciata dal Paradiso di Eva e Adamo, col frutto del loro amore custodito da una simbolica figura femminile, e al centro due momenti che descrivono lo sconforto (consequenziale?) e l'abbandono. Altri, dall'unione carnale della coppia,  hanno ipotizzato una simbologia della perdita della vita eterna  che ha generato un bimbo che sembra morto. Per questo enigmatico quadro mi piace riportare le parole beffarde di Picasso: "...chi volesse cercarvi dei significati nascosti, faccia pure. Un quadro, per me, parla da solo; in fin dei conti a che serve dare spiegazioni? Il pittore ha un solo linguaggio".

 



domenica 1 giugno 2025


Appunti di artista per "Dinamismo di un cane al guinzaglio" - Giacomo Balla (1912)




 


Il "futurismo", di cui Giacomo Balla fu tra i maggiori esponenti, si concentrò sulla rappresentazione del "moderno" sviluppando il tema del movimento, l'azione. Nella famosa opera "Dinamismo di un cane al guinzaglio" ci presenta il passeggio di un piccolo cane con la sua padrona e ne coglie e traccia ogni movimento di zampe e piedi. I colori scuri dei soggetti (nero/viola/blu) sono in forte contrasto col fondo bianco quasi a creare una sequenza di fotogrammi cinematografici in bianco e nero. Le pennellate sono rapide e in successione e riproducono, attimo dopo attimo, lo spostamento dei corpi; l'occhio dello spettatore è sollecitato alla visione della tela verso la sinistra, in accompagnamento all'avanzare dei soggetti. Trait d'union fra i loro spazi è il guinzaglio: ogni catenella bianca riproduce l'ondeggio, la visione ellittica e, mentre ci perdiamo nel suo oscillio, abbiamo la sensazione che il rapido passaggio dei soggetti ci lasci a contemplare, ormai, la sola tela bianca. La vivacità e l'energia di un piccolo cane ha tradotto un pensiero pittorico tra i più moderni dell'arte italiana. 

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