Appunti di artista per: Marcel Marceau, in silenzio contro l'Olocausto.
Lui è Marcel. Nasce a Strasburgo il 22 marzo 1923. E’ al
cinema con la mamma Anne, quando rimane incantato dal personaggio vagabondo e
muto di nome Charlot. Ha cinque anni e sogna di diventare un mimo. Cresce e
aiuta il papà Charles nel negozio di macelleria; ma la sera si incolla dei
baffi finti e interpreta quella figura cinematografica a lui cara, in un
piccolo locale della città. Scoppia la seconda guerra mondiale e la campana della
chiesa suona l’evacuazione: hanno solo dieci giorni per organizzare l’esodo
cittadino e abbandonare la loro vita passata, insieme ai sogni. La sua
famiglia, come tante, è di origini ebree, e la Germania di Hitler è a pochi
chilometri di distanza. E’ una fuga collettiva verso il sud della Francia e ci
si aiuta come si può, ognuno fa il suo. Ci si stringe sui camion, si porta in
salvo chiunque. Così arrivano a Limoges. Nel ’41 la rapida avanzata dei nazisti
procura deportazioni e morte, senza risparmiare quei bambini ebrei che sono già
rimasti orfani. Marcel ha solo diciassette anni ma capisce che non può rimanere
spettatore di tanta crudeltà e si unisce al fratello Alain e al cugino George,
già militanti della resistenza francese. Le sue mani che mimavano Charlot, ora diventano
lo strumento capace di falsificare i nomi sui documenti, ma la clandestinità
per lui è finalizzata alla salvezza di quegli orfani soli e perseguitati,
piuttosto che ad atti di rappresaglia. Esiste una debole ma pericolosa
possibilità di portare in salvo un centinaio di bambini, ospiti
dell’orfanotrofio, con la speranza di non essere intercettati e scoperti dalla
Gestapo. Dovranno fingere di essere un gruppo di boy-scout in gita in montagna
e Marcel sarà il loro accompagnatore. Si pianifica un viaggio in treno da Lyon
verso la Svizzera, attraversando a piedi l’ultimo tratto delle Alpi innevate. I
bambini conoscono bene quel giovane: con lui hanno ricominciato a ridere nei
pomeriggi pieni di tristezza di quei luoghi di accoglienza. Lui è il ragazzo
che fa le facce buffe e finge di correre al rallentatore controvento, quello
che fa scomparire un fiore tra le sue mani o fa capolino dietro una parete
invisibile. Dall’esperienza bellica in clandestinità, ricercato come ebreo e
come membro della Resistenza, Marcel ha imparato “l’arte del silenzio”, il
controllo delle proprie azioni e emozioni ed ora ha il compito di insegnare a
quelle giovani vite come rendere “invisibile il visibile”. Non sarà finzione
l’aver paura quando incontreranno i controllori nazisti sul treno, ma rimarrà
una realtà invisibile. E se per un istante si sentiranno persi, ci sarà lo
sguardo rassicurante o un gesto della mano, a dare loro coraggio. Per ciascuno
dei tre viaggi verso la salvezza, Marcel ha sempre catalizzato l’attenzione dei
bambini e controllato il loro silenzio nei momenti di maggior pericolo. Queste
le sue parole: “Le persone che sono tornate dai campi di concentramento non
sono mai state in grado di parlarne… Mi chiamo Mangel. Sono ebreo. Forse
questo, inconsciamente, ha contribuito alla mia scelta del silenzio”. Salva
centinaia di bambini dai viaggi dell’Olocausto. Diventerà il mimo più famoso al
mondo. Lui si chiama Marcel Marceau.

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